UOMO, MACCHINA ELETTROMAGNETICA
Dalla genetica all’epigenetica: i campi elettromagnetici esterni interferiscono con la nostra carica elettromagnetica naturale
Per capire a fondo la biologia umana, oggi la biochimica non è più sufficiente. I futuri progressi della medicina saranno possibili se i medici lavoreranno accanto ai fisici.
Solo così sarà possibile capire i livelli più sottili e profondi, “i meccanismi che comandano i meccanismi”.
L’uomo è una meravigliosa, sofisticata e delicata macchina elettromagnetica che vive di segnali, frequenze e codici di riconoscimento.
IL CAMPO ELETTRICO INTERNO
L’essere umano, di fatto, è una macchina elettromagnetica governata da un’unica tipologia di carica elettrica che può esistere nella varietà positiva (protoni) o negativa (elettroni).
La semplicità della natura a volte è veramente sorprendente: con questa sola carica elettrica si costruiscono tutti gli atomi che formano la materia di cui siamo fatti, con tutte le rispettive proprietà dei legami che sono indispensabili per formare le molecole, fino alle più complesse.
Infatti le cariche elettriche di segno opposto si attraggono e, caso vuole, gli atomi sono formati dallo stesso numero di cariche positive e negative.
In tal modo la carica elettrica complessiva è nulla, la struttura che si viene a formare risulta stabile, evitando al contempo spiacevoli inconvenienti come scariche elettriche che potrebbero attraversare il nostro corpo creando danni, anche gravi.
Lo stesso apparato sensoriale dipende da questa unica proprietà della materia.
I colori a cui è sensibile la nostra retina, ad esempio, sono fenomeni di natura elettromagnetica.
Se provassimo a eliminare la carica elettrica dall’universo scomparirebbero non solo i colori, ma anche i sapori, il tatto, l’udito, i profumi, tutti fenomeni legati a segnali elettrici che i nostri biosensori sono in grado di tradurre in sensazioni per il nostro cervello, una vera e propria centrale elettrica.
E dobbiamo sempre alla carica elettrica la capacità di stare in piedi.
Proprio così, muscoli e ossa sono, in definitiva, strutture elettromagnetiche che riescono a vincere l’attrazione gravitazionale che ci tiene legati alla Terra.
Se, al posto della carica elettrica, con un esperimento concettuale, immaginassimo di avere la sola carica, cosiddetta, gravitazionale, il nostro corpo si sgretolerebbe, schiacciandosi, e noi non potremmo esistere.
Non potremmo neppure calpestare il terreno perché sprofonderemmo in esso.
Non potrebbero esistere i grattacieli, i ponti, le montagne, gli alberi…
Le strutture a noi familiari possono esistere in quanto la forza elettrica, alle energie tipiche del nostro mondo, è molto più intensa di quella gravitazionale.
DALLA GENETICA ALL’EPIGENETICA
Il problema delicatissimo è quello di determinare come reagisce il campo elettrico interno nelle diverse parti del corpo quando questo è esposto a un campo elettromagnetico esterno. Quando accade ciò, atomi e molecole neutre possono essere distorti nella loro configurazione e nei loro equilibri funzionali.
I resoconti di vari studi documentano “effetti finestra” in cui si presentano complesse risposte biologiche (bioeffetti) non lineari e selettive: al di sotto e al di sopra di determinati intervalli di frequenze e di intensità, in genere, non si ha alcuna reazione. In altre parole, l’effetto accade solo sotto influenze “sottili” e sparisce quando il campo applicato “fa la voce grossa”.
Oggi siamo in presenza di una vera e propria rivoluzione epigenetica.
Nel cuore delle cellule, il DNA, l’hardware che contiene il programma-base, tipico della specie, è una molecola stabile che si conserva nel tempo con minime “mutazioni” della sua sequenza.
Essa è circondata da una nube di molecole che devono leggere e trascrivere il suo messaggio.
Questa nube è l’epigenoma, che alcuni ricercatori hanno definito il software del DNA.
Lo spartito (genoma) può essere perfetto, ma se l’orchestra (epigenoma) viene «disturbata» la musica sarà stonata.
Oggi abbiamo capito che l’ambiente è più importante dello stesso genoma e che i campi elettromagnetici esterni possono interferire con i codici elettromagnetici del nostro organismo.
La convinzione che ciò che siamo fosse già scritto e completamente racchiuso nel nostro Dna è stata completamente sostituita da una concezione molto più fluida e dinamica, in cui è soprattutto importante l’interazione fra genoma e ambiente: l’ambiente risulta rivestire non il ruolo di comparsa, ma di protagonista.
La cancerogenesi, in una visione molto più articolata e complessa, non si originerebbe da una singola cellula, ma da un’alterata organizzazione nella struttura dell’intero tessuto, che può insorgere già nel momento della programmazione fetale.
Teorie che potevano sembrare fantasiose hanno trovato convalide e aperto scenari assolutamente impensabili proprio sulle interazioni ambiente-salute e la visione incentrata sul ruolo preponderante del genoma è stata completamente capovolta.
La convinzione dominante fino al secolo scorso era che alla base dell’insorgenza dei tumori vi fosse un danno genetico e che da una singola cellula “impazzita” si originasse una proliferazione cellulare incontrollata.
Questo approccio riduttivo e semplicistico, incentrato sul ruolo prioritario e centrale del genoma è stato completamente rivoluzionato.
Oggi sappiamo infatti che per l’insorgenza del cancro — e di molte altre patologie — sono molto importanti le modificazioni epigenetiche, ossia l’alterata espressione dell’informazione contenuta nel genoma, anche in assenza di specifiche mutazioni, a seguito di stimoli esogeni come i campi elettromagnetici nei quali siamo immersi, i quali possono condizionare la salute, a partire dall’utero materno.
L’ambiente può influenzare l’assetto elettromagnetico naturale del DNA e variare il fenotipo con problematiche genetiche anche transgenerazionali, trasmissibili alle future generazioni.
Fonte: Fausto Bersani Greggio
Vivi Consapevole
https://www.macrolibrarsi.it/speciali/uomo-macchina-elettromagnetica.php
Bibliografia [1] https://eee.centrofermi.it [2]
https://ojs.uniroma1.it/index.php/Organisms/ article/ view/14312/14041
Per capire a fondo la biologia umana, oggi la biochimica non è più sufficiente. I futuri progressi della medicina saranno possibili se i medici lavoreranno accanto ai fisici.
Solo così sarà possibile capire i livelli più sottili e profondi, “i meccanismi che comandano i meccanismi”.
L’uomo è una meravigliosa, sofisticata e delicata macchina elettromagnetica che vive di segnali, frequenze e codici di riconoscimento.
IL CAMPO ELETTRICO INTERNO
L’essere umano, di fatto, è una macchina elettromagnetica governata da un’unica tipologia di carica elettrica che può esistere nella varietà positiva (protoni) o negativa (elettroni).
La semplicità della natura a volte è veramente sorprendente: con questa sola carica elettrica si costruiscono tutti gli atomi che formano la materia di cui siamo fatti, con tutte le rispettive proprietà dei legami che sono indispensabili per formare le molecole, fino alle più complesse.
Infatti le cariche elettriche di segno opposto si attraggono e, caso vuole, gli atomi sono formati dallo stesso numero di cariche positive e negative.
In tal modo la carica elettrica complessiva è nulla, la struttura che si viene a formare risulta stabile, evitando al contempo spiacevoli inconvenienti come scariche elettriche che potrebbero attraversare il nostro corpo creando danni, anche gravi.
Lo stesso apparato sensoriale dipende da questa unica proprietà della materia.
I colori a cui è sensibile la nostra retina, ad esempio, sono fenomeni di natura elettromagnetica.
Se provassimo a eliminare la carica elettrica dall’universo scomparirebbero non solo i colori, ma anche i sapori, il tatto, l’udito, i profumi, tutti fenomeni legati a segnali elettrici che i nostri biosensori sono in grado di tradurre in sensazioni per il nostro cervello, una vera e propria centrale elettrica.
E dobbiamo sempre alla carica elettrica la capacità di stare in piedi.
Proprio così, muscoli e ossa sono, in definitiva, strutture elettromagnetiche che riescono a vincere l’attrazione gravitazionale che ci tiene legati alla Terra.
Se, al posto della carica elettrica, con un esperimento concettuale, immaginassimo di avere la sola carica, cosiddetta, gravitazionale, il nostro corpo si sgretolerebbe, schiacciandosi, e noi non potremmo esistere.
Non potremmo neppure calpestare il terreno perché sprofonderemmo in esso.
Non potrebbero esistere i grattacieli, i ponti, le montagne, gli alberi…
Le strutture a noi familiari possono esistere in quanto la forza elettrica, alle energie tipiche del nostro mondo, è molto più intensa di quella gravitazionale.
DALLA GENETICA ALL’EPIGENETICA
Il problema delicatissimo è quello di determinare come reagisce il campo elettrico interno nelle diverse parti del corpo quando questo è esposto a un campo elettromagnetico esterno. Quando accade ciò, atomi e molecole neutre possono essere distorti nella loro configurazione e nei loro equilibri funzionali.
I resoconti di vari studi documentano “effetti finestra” in cui si presentano complesse risposte biologiche (bioeffetti) non lineari e selettive: al di sotto e al di sopra di determinati intervalli di frequenze e di intensità, in genere, non si ha alcuna reazione. In altre parole, l’effetto accade solo sotto influenze “sottili” e sparisce quando il campo applicato “fa la voce grossa”.
Oggi siamo in presenza di una vera e propria rivoluzione epigenetica.
Nel cuore delle cellule, il DNA, l’hardware che contiene il programma-base, tipico della specie, è una molecola stabile che si conserva nel tempo con minime “mutazioni” della sua sequenza.
Essa è circondata da una nube di molecole che devono leggere e trascrivere il suo messaggio.
Questa nube è l’epigenoma, che alcuni ricercatori hanno definito il software del DNA.
Lo spartito (genoma) può essere perfetto, ma se l’orchestra (epigenoma) viene «disturbata» la musica sarà stonata.
Oggi abbiamo capito che l’ambiente è più importante dello stesso genoma e che i campi elettromagnetici esterni possono interferire con i codici elettromagnetici del nostro organismo.
La convinzione che ciò che siamo fosse già scritto e completamente racchiuso nel nostro Dna è stata completamente sostituita da una concezione molto più fluida e dinamica, in cui è soprattutto importante l’interazione fra genoma e ambiente: l’ambiente risulta rivestire non il ruolo di comparsa, ma di protagonista.
La cancerogenesi, in una visione molto più articolata e complessa, non si originerebbe da una singola cellula, ma da un’alterata organizzazione nella struttura dell’intero tessuto, che può insorgere già nel momento della programmazione fetale.
Teorie che potevano sembrare fantasiose hanno trovato convalide e aperto scenari assolutamente impensabili proprio sulle interazioni ambiente-salute e la visione incentrata sul ruolo preponderante del genoma è stata completamente capovolta.
La convinzione dominante fino al secolo scorso era che alla base dell’insorgenza dei tumori vi fosse un danno genetico e che da una singola cellula “impazzita” si originasse una proliferazione cellulare incontrollata.
Questo approccio riduttivo e semplicistico, incentrato sul ruolo prioritario e centrale del genoma è stato completamente rivoluzionato.
Oggi sappiamo infatti che per l’insorgenza del cancro — e di molte altre patologie — sono molto importanti le modificazioni epigenetiche, ossia l’alterata espressione dell’informazione contenuta nel genoma, anche in assenza di specifiche mutazioni, a seguito di stimoli esogeni come i campi elettromagnetici nei quali siamo immersi, i quali possono condizionare la salute, a partire dall’utero materno.
L’ambiente può influenzare l’assetto elettromagnetico naturale del DNA e variare il fenotipo con problematiche genetiche anche transgenerazionali, trasmissibili alle future generazioni.
Fonte: Fausto Bersani Greggio
Vivi Consapevole
https://www.macrolibrarsi.it/speciali/uomo-macchina-elettromagnetica.php
Bibliografia [1] https://eee.centrofermi.it [2]
https://ojs.uniroma1.it/index.php/Organisms/ article/ view/14312/14041